Riva del Garda e il Garda Trentino sono considerati il paradiso dell’outdoor. Naturalmente ci auguriamo di poter trascorrere delle belle giornate all’aria aperta, passeggiando e praticando sport: vela, wind surf, bici, trekking, hicking, e ogni altro genere di attività.

Ma in caso di pioggia, che fare?

Il Trentino, con i suoi musei, offre innumerevoli opportunità per trascorrere il tempo piacevolmente, anche se fuori piove: con l’auto o con i mezzi pubblici si possono raggiungere e visitare la città di Trento con il Castello del Buonconsiglio e il MUSE (Museo delle Scienze), l’opera architettonica dell’archistar Renzo Piano, Rovereto con il MART (Museo di Arte Moderna e Contemporanea) e il Museo storico italiano della Guerra; e ancora San Michele all’Adige e il METS (Museo Etnografico Trentino), Ledro e il Museo delle Palafitte, a tanto altro ancora.

Se però preferite restare a Riva del Garda, magari sperando che il sole faccia capolino tra le nuvole per poter così riprendere le attività all’aria aperta, ecco qui alcune proposte. Le ho messe assieme in un percorso ideale, che potete seguire alla lettera oppure scegliendo quello che più vi piace o interessa.

Il nostro percorso inizia dalla Chiesa dell’Inviolata, che si trova all’estremità nord della zona pedonale (Via Roma).

La chiesa barocca dell’Inviolata è il più significativo monumento di Riva: edificata fuori delle mura nel 1603 e consacrata nel 1636 come luogo di pellegrinaggio a custodia di un tabernacolo miracoloso. All’esterno è a pianta quadrata, mentre all’interno la pianta è ottagonale con cinque altari, tre porte, area volta con affreschi e stucchi, confessionali di legno scolpito, pavimenti di marmo. Esternamente appare molto sobria. Per contro, nel suo interno presenta il massimo sfarzo grazie alla sua decorazione pittorica, agli stucchi di Davide Reti, al ricco pavimento in marmi policromi, ai preziosi bassorilievi lignei del coro. Negli altari sono collocate le pale dipinte da Palma il Giovane (Jacopo Negretti) ed una, il Crocifisso con la Maddalena, riferibile alla scuola di Guido Reni.

Per volere di Gian Angelo Gaudenzio Madruzzo, suo massimo benefattore con la moglie Alfonsina Gonzaga, alla chiesa fu affiancato un convento. Il Convento dell’Inviolata fu costruito tra il 1615 e il 1616 per ospitare i Frati Girolamini a cui era affidata la cura del santuario. Il convento fu abitato per secoli, prima dai frati Gerolamini, poi dai Francescani. Nel 1870 venne acquistato dal comune di Riva e utilizzato come istituto scolastico pubblico femminile, fino ad essere abbandonato nel 1964. La struttura è di particolare pregio e si sviluppa in tre corpi di fabbrica con un chiostro centrale. Sulle parteti del chiostro quadrangolare porticato è ancora possibile osservare 19 lunette affrescate con scene raffiguranti episodi della vita di San Girolamo, realizzati nel 1675 da Giovanni Antonio Italiani. Tra queste, l’affresco che raffigura il beato Pacifico Riccamboni, uno dei protagonisti della diffusione del messaggio francescano sulle sponde a nord del Lago di Garda, tanto che ad esso vengono attribuite la fondazione dei conventi minoriti di Riva del Garda, Gargnano, Malcesine.
Il Convento, assieme al meraviglioso chiostro, è stato recentemente restaurato e aperto al pubblico. Nell’ambito delle viste guidate organizzate dal Museo Alto Garda è possibile visitare il primo piano della struttura e il chiostro del convento.

Lasciamo la Chiesa dell’Inviolata, il convento e il suo chiostro, e scendiamo verso il lago, percorrendo Via Roma.

Passiamo attraverso Porta San Michele, una delle tre (visibili lungo Viale Dante, la via dello shopping di Riva del Garda) che segnavano l’accesso alla città antica.

Di fronte a noi si apre piazza Cavour, compresa tra Porta San Michele (che funge da campanile) e il fianco della Chiesa Arcipretale di Santa Maria Assunta. Ad est della piazza, confinante con l’edificio sacro, si nota la Canonica, che poggia sul sedime di quella antica appartenente alla primitiva Pieve. L’attuale canonica fu riedificata da Giancarlo Maroni subito dopo la Prima Guerra Mondiale (1919) poiché la precedente, analogamente a numerosi altri edifici della città, era stata danneggiata durante la guerra. La Chiesa Arcipretale di Santa Maria Assunta, attualmente edificio di culto, venne iniziata nel 1728 occupando parte del piano di sedime dell’antica Pieve, citata nelle carte già nel 1186. L’architetto Cipriano Tacchi conservò, integrandola nella nuova costruzione, la secentesca Cappella del Suffragio, ricca di pregevoli stucchi e di pitture dovute a Giuseppe Alberti (1640-1716), appartenente all’antica chiesa, sul cui altare troneggia la quattrocentesca statua lignea della Madonna dello scultore veronese Antonio di Chiavica. L’edificio sacro presenta un’unica navata scandita da quattro cappelle per lato. Notevoli le pale d’altare, due delle quali, l’Assunzione di Maria che orna l’altare maggiore e quella dell’Addolorata, sono dovute al pennello del pittore Giuseppe Craffonara (1790-1837).

Nell’ adiacente piazzetta Craffonara (sul lato a sud) sorgeva l’antica chiesa (la Pieve), in seguito distrutta. Sulla parete della chiesa che affaccia sulla piazzetta si trova il blasone della famiglia Riccamboni. All’interno della Chiesa sull’altare di Sant’Andrea (entrando dall’ingresso principale, sulla destra), invece, sono conservate le reliquie del beato Pacifico Riccamboni, il capostipite della famiglia Riccamboni. Palazzo Riccamboni, dove potete soggiornare per le vostre vacanze, si trova proprio dirimpetto alla facciata principale della Chiesa.

Terminata la visita della Chiesa Arcipretale, scendiamo ancora verso il lago, lungo Via Mazzini.

Nella piazza che si apre davanti a noi, con il lago sullo sfondo, spicca La Rocca. La Rocca è il Castello di Riva del Garda, eretto nel XII secolo a difesa del centro cittadino. Questa fortificazione di impianto medievale ha origini risalenti al 1124. Nel corso dei secoli ha subito però molte trasformazioni, la più radicale nella metà dell’Ottocento, che le ha conferito l’aspetto attuale. Per la sua posizione incantevole divenne durante il Rinascimento una dimora di piacere, arricchita da giardini e ariose sale affrescate. Con l’avvento dell’Impero Austroungarico la Rocca recuperò la sua funzione militare. Nel 1852 venne trasformata dal governo austriaco in caserma e fortezza nell’ambito del progetto di rafforzamento del confine tra l’Impero d’Austria e l’Italia. Gli ultimi restauri hanno portato alla luce alcuni affreschi risalenti all’epoca clesiana, come confermato dallo stemma di questo Principe Vescovo che compare sulla volta di una finestra contornata da grottesche.

Nella Rocca ha sede il MAG, il Museo Alto Garda (Presidente: Vittorio Sgarbi).

Il MAG raccoglie affascinanti testimonianze del passato del Garda Trentino, tra cui le statue stele risalenti all’Età del Rame rinvenute ad Arco, alcuni manufatti recuperati dagli scavi presso le palafitte di Ledro e i reperti ritrovati presso l’area archeologica di San Martino di Campi. Il percorso storico continua poi fino al Novecento, tracciando lo sviluppo turistico dell’Alto Garda e mostrando le vicende che hanno segnato la zona tra i due conflitti mondiali. Accanto alla sezione storica, per chi ama l’arte, è interessante la Pinacoteca, con una raccolta di opere che mostrano le peculiarità della produzione figurativa in area gardesana. Completano l’offerta culturale del MAG le mostre temporanee, che variano nel tempo.

Attualmente, il Museo ospita la mostra temporanea di fotografia “Giovanni Skulina. Frammenti d’istanti” che resterà aperta fino al 3 novembre 2024.

Il Parco antistante la Rocca è sempre accessibile, anche al di fuori degli orari del Museo.

Lasciato il MAG, proseguiamo diritti oppure costeggiando il lago. Raggiungiamo così la piazza in cui si erge la Torre Apponale.

La Torre Apponale trae il suo nome dall’antico porto di Ponale che le si trovava difronte. È alta 34 metri e reca sulla cima una figura di angelo in metallo, “l’anzolim de la tor”, diventato uno dei simboli di Riva del Garda. Grazie alla sua posizione strategica, fu utilizzata per tenere sotto controllo il porto e, in seguito, divenne un carcere. Nel 1555 fu sopraelevata e, agli inizi del ‘900, ne venne rimosso il tetto a cipolla e sostituito con uno a quattro spioventi. Oggi la Torre è visitabile: dalla sua sommità, che si raggiunge salendo 165 scalini, si gode di una vista senza pari sul centro della città e sul Lago di Garda.

Sulla piazza sorge Palazzo Pretorio. Fu edificato nel Trecento (1370) al tempo della dominazione scaligera. La sua funzione era quella di Tribunale, che aveva il compito di amministrare la giustizia. Nel loggiato sul quale esso si erge, la Lodia Magna, cioè la loggia grande, veniva amministrata la giustizia. All’inizio dell’Ottocento (1813), essendo in parte crollato l’edificio e danneggiata la loggia, fu demolita l’antica volta per sostituirla con un soffitto piano sostenuto da quattro colonne. In seguito, il corpo originario del palazzo fu sopraelevato e unito al Palazzo Municipale. Fino al 1950, sotto la loggia, si trovava un affresco raffigurante una Madonna con Bambino. Inoltre, restauri condotti negli anni Ottanta hanno portato alla luce lacerti di affreschi a carattere zoomorfo.

Costeggiando il lago a ovest, ci dirigiamo verso la Centrale Idroelettrica di Riva del Garda attraversando piazza Catena.

Piazza Catena viene così denominata perché qui veniva assicurata la catena che, partendo da uno roccione sul retro della Rocca e rafforzando la difesa già costituita dalla palada, cioè da una serie di pali infissi nel fondale del lago, era destinata a vietare l’ingresso al porto di notte, o a nemici e a navigli sospetti o in caso di epidemie. Essa veniva alzata o abbassata mediante un argano a seconda delle circostanze e necessità. Per secoli e fino alla fine dell’Ottocento il porto di Riva ebbe un ruolo di primissimo piano nei traffici commerciali lacustri per ogni genere di merce (lana, bestiame, legname, terraglie, stoviglie, cereali). Esso era molto articolato e suddiviso a seconda della provenienza o della meta dei navigli. Nella piazza, là dove un tempo si trovava l’antica Dogana, è stata collocata la statua di San Giovanni Nepomuceno risalente al 1753.

Poco oltre la piazza, troviamo il maestoso edificio della Centrale idroelettrica del Ponale (altrimenti conosciuta come Centrale idroelettrica di Riva del Garda), una delle prime e più imponenti dell’epoca. Si erge e distende ai piedi del Monte Rocchetta, sulla sponda occidentale trentina del Lago di Garda. Fu costruita su progetto dall’architetto rivano Giancarlo Maroni (lo stesso che progettò la Spiaggia degli Ulivi, che si trova proprio dirimpetto, sull’altra sponda del lago), che contribuì a ridisegnare gran parte degli spazi cittadini dopo la I Guerra Mondiale, mentre la sua parte tecnica fu affidata a Eduardo Model e a Francesco Tomazzoni di Rovereto. I lavori si protrassero dal 1925 al 1929, anno in cui la Centrale fu inaugurata. Il 18 marzo 1918, Gabriele D’Annunzio, il Vate, fece detonare l’ultima mina per far cadere il diaframma di roccia che separava la galleria dalle acque del lago di Ledro a 28 metri di profondità e convogliando così l’acqua che, attraverso la condotta forzata e con un salto di caduta di 590 m., precipitava nelle turbine della Centrale del Ponale, considerate a quell’epoca le più grandi del mondo. La centrale, con i suoi cinque corpi di fabbrica (ognuno adibito ad impieghi diversi) distinti ma interconnessi tra loro e posti su quattro diversi livelli, ripropone gli elementi architettonici che caratterizzano l’opera di Maroni:

  • gli archi a tutto tondo rifacentisi ai loggiati dell’architettura gardesana;
  • i pilastri che ricordano la struttura delle limonaie, una delle quali, della famiglia Moscardini, era sorta secoli prima proprio in quel luogo;
  • il timpano ad ornamento della muratura.

Nella parte centrale della facciata dell’edificio, in una nicchia, si erge – quasi a conferire sacralità al tutto – la statua raffigurante il Genio delle acque Numen Aquarum (chiamata anche del Nettuno), realizzata nel 1931 da Silvio Zaniboni e sormontata da un timpano in cui è inserita l’iscrizione inaugurale del 1926:

HIC OPUS HIC LABOR EST ET AEDIBUS IN MEDIIS NUMEN AQUARUM

Se alzate lo sguardo, vedete il Bastione, che domina l’antica città di Riva. Venne eretto nel 1508, penultimo anno della dominazione veneziana, sul monte Gazzo, sulle falde della Rocchetta, «per la difesa della terra di Riva e dei suoi abitanti». Tornata la città in possesso del principe vescovo di Trento Giorgio di Neideck dopo la battaglia di Agnadello (1509), questi fece affiggere sulla sua muratura, sostituendo il leone veneziano, il proprio stemma ancor oggi visibile. Nel 1703 il Bastione, che non assolse mai alla funzione cui era stato destinato, venne minato dal generale Vendôme durante la guerra di Successione spagnola. Il torrione, restaurato nel 2006, è facilmente raggiungibile a piedi oppure con il nuovo ascensore in vetro. Salendo con l’ascensore panoramico, potrete così ammirare la fantastica e impareggiabile vista sul lago.

Ma oggi, piove. Meglio rimandare la visita ad una giornata di sole!